Ecco dove siamo: sepolto il Novecento siamo immersi in questa sagra del pensiero contemporaneo, anche se non si capisce dove sia il contemporaneo, mi chiedo cosa studino nelle accademie gli artisti del futuro incapaci come sono di ricnoscere la bellezza di un cesso, incapaci di dirsi che un cesso può essere più interessante di ogni loro esperimento poetico o estetico. Verità, dicevo prima, bisogna cercarla sempre la verità sapendo che è quasi impossibile trovarla perché l’arte e la poesia sono tutto il percorso, il territorio che sta in mezzo, andrebbero chiamate soluzioni, mai ricerca e chi sostiene il contrario tratta l’arte come riempitivo per lo stomaco, è un bottegaio che vende miele industriale e ve lo spaccia per biologico, perciò fate attenzione, narici aperte e occhi puliti, non prendete niente per buono, soprattutto il mio racconto.
L’arte serve a darsi fuoco.
È una storia che si accende in maniera progressiva, l’esordio di Simone Samoloni, Operaprima (Alter Ego Edizioni). Un esordio straordinario per la capacità con cui l’autore (non un novizio della penna) è riuscito a lavorare per sottrazione. Il linguaggio di Salomoni sa essere magma e coltello, scava alla ricerca di un’apparente verità – quella artistica – mentre allontana il lettore da essa.
La verità è una ferita profonda, non si rimargina mai. Solo vivendone immersi si impara a sopportarne il piacere e il dolore, un dolore insinuante, soprattutto in principio, una specie di male al fegato che si allarga alla cistifellea, al piloro, al pancreas e apre una voragine, un panorama sconosciuto […]
L’obbiettivo piuttosto è la necessità del mentire, del circoscrivere, intagliare – scolpire con l’acido- una relazione umana in cui la componente della libido, della corporalità, la sua emersione e decadenza, è centrale.
Siamo a Monghidoro, sull’appennino bolognese, dove un pittore quarantenne, voce narrante dell’intera opera è da qualche tempo vittima della sua impotenza. Nella casa di fronte, si trasferiscono per l’estate Marie Bertrand e suo figlio Simone Salomoni. Entrambi sono attratti sessualmente dal pittore, e quest’ultimo instaura una relazione con Simone che è tensione sessuale attraverso gesti, parole e discorsi sull’arte e la scrittura.
Simone ha diciotto anni, bellissimo e sofferente. Tra i due si sviluppa una grande confidenza, un rapporto tra maestro e allievo: parlano di arte e di vita. Simone fa leggere al pittore i suoi racconti, posa per un ritratto, va con lui al fiume. La loro relazione è insieme innocente e piena di sensualità, il maestro incoraggia la scrittura di Simone, valuta i suoi racconti, li analizza, fa emergere la tematica della sopraffazione dei personaggi molto giovani, (lo stesso Simone concede il suo giovane corpo a diversi uomini nel corso della narrazione).
Operaprima è un romanzo verboso e fisico, in cui l’autore gioca con il lettore e i suoi personaggi, non mancando di consegnare, all’interno della finzione e della menzogna, una serie di negativi che restituiscono rapporti di lucida verità -della nostra verità – su come l’eredità sia intessuta di nervi scoperti che tramandiamo in modo teleologicamente orientato. Siamo macchine desideranti, anche quando viviamo l’impotenza, basta uno sguardo a riaccendere l’interesse. Siamo corpi su corpi che si anestetizzano attraverso il reciproco utilizzo.
L’arte esiste solo se quello che facciamo viene conosciuto e riconosciuto dagli altri, senza gli altri restiamo soli, nessuna armatura, restiamo soli con la certezza che tutto potrebbe crollare, crollerebbe persino davanti al prodigio di un’opera nuova destinata a vincere il tempo.
Operaprima si interroga su alcune domande-caposaldi: perché agiamo, perché scriviamo, perché l’arte.
Cosa sia una certezza è difficile da dire; definire la certezza di un possesso è cosa ancora più difficile. Ma il possesso fisico determina la certezza dell’esserci, ed è questo che Simone ricerca: una conferma di essere visto. Attraveso la tematica della corporalità, del sottrarsi al corpo o all’abbracciarlo come strumento conoscitivo, l’autore di Operaprima ritrae, in un libro prismatico e totalizzante, alcune delle paure e dei temi cruciali del nostro contemporaneo: la paura del non esserci, di essere dimenticati, il bisogno di sentirsi vivi – o solo di essere visti. Di come il corpo sia l’unica certezza, l’unico possesso, strumento di purificazione, di conoscenza. Di essere disposti a tutto pur di sentire qualcosa.
Simone Salomoni è nato a Bologna nel 1979. Laureato in Letteratura italiana contemporanea sceneggia spot pubblicitari, video ed esperienze di realtà virtuale immersiva. Una sua installazione è stata proiettata nel cortile di Palazzo Foscari in occasione della Venice Art Night 2021. Insegna tecniche di narrazione e storytelling nel corso per Expert Mixed Reality di FITSTIC (Fondazione ITS Tecnologie Industrie Creative) ed è docente della Bottega di narrazione diretta da Giulio Mozzi. Operaprima è il suo primo romanzo.