C’è chi promette qualcosa soltanto per, a tempo debito, tradirlo. Non sono in molti, ma io faccio parte di questa minoranza. Vorrei poter dire che è qualcosa che faccio mio malgrado, ma non ne sono convinto: sono sempre stato più interessato a come qualcosa finisce che alla cosa in sé. Ricordo bene l’ultimo momento, mai la sequenza degli eventi che mi ci ha portato, e allo stesso modo la sola cosa che so raccontare di un viaggio è come tutto si è concluso, la traversata finale, l’addio. Fuori da tutto questo, però, resta ciò che non ho mai compiuto e che non è più possibile avvenga, e le cose che ho solo immaginato.
Anni fa ho provato ad amare una donna che non mi piaceva ma verso la quale avevo un gran debito d’amore. Più ci provavo più diventavo crudele; tentavo di farmi amare meno, di sentirmi meno in colpa. Ci vedevamo una volta alla settimana e lei, dopo che eravamo stati insieme, piangeva. Quando non ne poteva più viaggiava, e al ritorno mi portava regali costosi, come un dipinto a olio di San Pietroburgo comprato da un antiquario del posto. Di solito, insieme al regalo, mi chiedeva di seguirla nella prossima avventura. Diceva Se mi ami, vieni con me. Io facevo finta di pensarci e poi, all’ultimo, glissavo. Esistevamo a malapena nella mia camera da letto e a malapena riuscivamo a tenerci il minimo di compagnia per non sentirci soli: come potevamo viaggiare all’estero insieme?
Facevamo però piccole gite fuori porta, soprattutto nelle colline intorno alla città. Cercavamo i fiumi che spuntavano tra le gole. Erano estati molto lunghe, le nostre, e durante la prima che trascorremmo insieme fermavamo il motorino sulla strada non appena sentivamo il rumore dell’acqua. Scendevamo poi fino agli argini e li ripercorrevamo verso la fonte in cerca di una pozza larga e profonda. Non avevamo mai il costume; stavamo in mutande o nudi. La foresta intorno a noi, con fronde immense e ombre mutanti come uccelli, e il rumore dell’acqua, ci isolavano, e il silenzio che si creava era quello che ho provato poi quando, solo, sono salito su treni o metropolitane che attraversavano stazioni di cui non sapevo pronunciare i nomi. […]
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