Carlo Rovelli è un illustre professore di fisica e un grande scrittore con una dote unica nel suo genere: da coloro i quali non hanno i mezzi per capire il Rovelli scienziato si fa comprendere attraverso i suoi libri, al contrario da colleghi e studenti di fisica che non intendono sempre al meglio le metafore e i compromessi della sua scrittura, viene stimato tantissimo per le sue grandi capacità scientifiche. Questo lui lo sa e ne analizza perfettamente i motivi in una pagina all’interno del suo ultimo libro: “Buchi Bianchi” e, a mio parere, è proprio grazie a questa consapevolezza dei suoi mezzi che in questo lavoro riesce ad abbattere il muro di vetro che separa così nettamente le due parti.

Forse non tutti sanno davvero che cos’è un Buco Nero, ma di sicuro tutti ne avranno sentito parlare, avranno visto film di fantascienza, letto qualche articolo o semplicemente sentito una notizia al tg su qualche nuova scoperta che li riguarda. Ma quanti conoscono, invece, i loro “elusivi fratelli minori” Buchi Bianchi?
Neanche a dirlo, è stato il solito geniaccio di Einstein a prevederne l’esistenza attraverso le equazioni della relatività generale, ma a quel tempo lui stesso non credeva nell’effettiva esistenza dei Buchi Neri, figuriamoci di quelli Bianchi, che poi altro non sono che oggetti descritti dalle stesse equazioni dei “fratelli”, ma con il tempo che scorre al contrario.
Ad oggi i BH (acronimo di “Black Hole”) sono stati scoperti ed osservati, abbiamo le prove della loro reale esistenza all’interno delle galassie del nostro immenso Universo, ma nessuno (e per “nessuno” intendo ovviamente nessun astronomo attraverso i più moderni telescopi) ha invece mai visto un WH (“White Hole”) e, sulla base del livello tecnologico odierno, sembrerebbe impossibile farlo anche in un lontano futuro.
Buchi Bianchi è un’opera concepita come un viaggio vero e proprio, oltre l’orizzonte, partendo dall’esterno e dirigendosi verso l’interno di un Buco Nero, per poi “sbucare” come per magia, in un Buco Bianco. E quale migliore metafora della Divina Commedia, in cui Dante si avventura sempre più nel profondo dei gironi dell’Inferno per poi risalire la montagna del Purgatorio e raggiungere il Paradiso terrestre, poteva usare il nostro caro Rovelli?
Rovelli traccia una strada da seguire, come un bollettino dal fronte di ogni scoperta possibile, “la missione” dello scienziato è enunciata, come a ribadirne il concetto:
“Andare a vedere, questo è la scienza. Andare a curiosare dove non siamo mai stati. Usando matematica, intuito, logica, immaginazione, ragionevolezza.”

Carlo Rovelli vuole portare il lettore a vedere qualcosa che nessuno ha mai visto, un posto dove il tempo e lo spazio sono diversi da come li conosciamo, si mescolano, attimi che durano un’eternità e “piccole capanne dove, entrando, si scoprono immensi spazi”.
Alla fine della lettura di “Buchi Bianchi” molto probabilmente si avranno ancora molti dubbi su cosa siano effettivamente questi oggetti e anche chi, come me, ha studiato la Relatività e i Buchi Neri, difficilmente riesce ad immaginarli, eppure il libro riesce a spiegare in modo chiaro e semplice qualcosa che semplice di certo non è, estendendo il discorso sull’effimerità del tempo, cominciato in testi precedenti (ad esempio “L’ordine del tempo”, consiglio anche la visione di questo interessantissimo talk: Time does not exist: Carlo Rovelli at TEDxLakeComo – YouTube), anche allo spazio. Tutto è relativo, ogni cosa cambia cambiando le coordinate, spaziali e temporali, da cui la si osserva.
In realtà il campo di studio del professor Rovelli non è, come potrebbe sembrare, la relatività, che si applica ad oggetti molto grandi, molto massicci, ma è al contrario la quantistica, la branca della fisica che studia le cose dal punto di vista atomico, microscopico, e le leggi della prima non sono neanche compatibili con le leggi dell’altra. Allora come è arrivato ad occuparsi di Buchi Neri e Buchi Bianchi? Beh, si può dire che la conciliazione fra le due teorie rappresenta il fine ultimo della maggior parte delle moderne ricerche sulla fisica, e gli scienziati suppongono che il punto d’incontro fra queste sia proprio al centro di un Black Hole, cioè di una stella gigante alla fine del suo ciclo vitale, che collassa su sé stessa compattandosi sempre di più, fino a raggiungere dimensioni così piccole da non poter più trascurare gli effetti della fisica quantistica. Un tale oggetto possiede una forza di gravità enorme a cui neanche la luce può sottrarsi. Se nulla può uscire da un Buco Nero, nulla potrebbe entrare in un Buco Bianco.
Se anche voi siete delle persone curiose vi consiglio vivamente la lettura di questo piccolo libro, per tutti coloro che “vogliono sempre andare a vedere un po’ più in là…”
Piccola Biblioteca Adelphi, 789
2023, pp. 144, 25 ill. a colori
isbn: 9788845937538
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