Itaca Colonia Creativa si occupa di formazione, produzione e distribuzione culturale.
Per imparare, crescere ed esprimersi all’insegna dell’interdisciplinarietà. Un’impresa culturale, nata dall’incontro tra Francesco Spiedo, responsabile dell’area editoria e scrittura, e Simone Somma, responsabile dell’area teatro e arti performative. Basta uno sguardo sul sito per comprendere il valore dell’offerta che questo progetto mette in campo.
Itaca si pone come un’isola felice, digitale e presto fisica, per soddisfare le esigenze degli operatori culturali del domani e per fare della cultura un’impresa. In ogni senso.
Di seguito, l’Intervista a Francesco Spiedo, socio fondatore del progetto. (F.S)
Itaca Colonia Creativa perché siamo la casa di tutti i nessuno, artisti di ogni genere costretti a viaggiare, e molto spesso a scappare, alla continua ricerca di un porto sicuro.

L’idea di Itaca Colonia Creativa, è molto affascinante, mi racconti come nasce il progetto?
F.S: I soci fondatori, Io e Simone Somma, già collaboravamo insieme. Io mi occupo di scrittura e lui di tutto il ramo teatro e arti performative (regista e attore teatrale). Ci è sempre piaciuta l’idea di creare un blocco culturale che però fosse un’impresa, dove venissero pagate le professionalità, senza quella solita amatorialità che purtroppo distingue spesso l’ambiente culturale, fatto di associazione che a volte si improvvisano e di un circuito che non crea indotto, ma soprattutto fatto di realtà molto chiuse, o per ambiti o per circuiti.
Invece quello che vi contraddistingue è il vostro essere interdisciplinari.
F.S: Noi siamo interdisciplinari, trasversali e assolutamente inclusivi. Nel senso, per noi il prezzo non deve essere il problema. Ci sono tanti elementi in comune tra le arti: se parli di ritmo è un concetto che vale per la musica, vale per il teatro, vale per chi va in scena, vale per chi scrive. Sono tutti concetti trasversali e ci piaceva creare un luogo dove si potesse fare formazione di alto livello, interdisciplinare. Ogni percorso ha le sue peculiarità, ma anche fasi di intersezione con le altre arti. Siamo prima di tutto un’impresa.
Questo mi ha colpito, soprattutto perché ci vuole coraggio e consapevolezza nei confronti di quello che si sta offredo: professionalizzare. Ho trovato anche interessante il fatto, oltre le masterclass di scrittura, di accompagnare in maniera parallela l’esercizio, l’allenamento dello scrivere. Per esempio la vostra palestra letteraria, il Gymnasion, come è nata l’idea?

F.S: Questa è un’esperienza comune sia mia che di Simone: facevamo progetti di didattica per i nostri rispettivi ambiti e ci siamo trovati nello stesso approccio metodologico, ovvero lavorare in maniera laboratoriale. Il nostro obiettivo è far mettere alle persone le mani in pasta, il più possibile.
Giocare con la creatività, l’arte, la scrittura; divertirsi, ma anche mettersi in discussione, e questo lo puoi fare in ambienti dinamici. A volte, mettersi in discussione quando si inizia è difficile, serve lo spazio e il luogo: ecco perché il Gymnasion. Una palestra accessibile a tutti per prezzo, che obbliga le persone a confrontarsi, a leggere insieme, a scrivere insieme, a leggersi, e questo fa parte del percorso del professionista. Bisogna contaminarsi: l’artista deve essere pronto e disponibile al dialogo. A noi non piace l’impostazione della didattica dall’alto, dalla torre d’avorio. Ci piace che chi partecipa sia messo al centro.
È interessante anche il ‘catalogo’ delle case editrici presenti nelle vostre masterclass: Minimum Fax, Fandango, Pidgin, Woytek, Accento, Exorma. C’è la volontà di mettere al centro l’autore e cercare di farlo orientare al meglio.
F.S: Assolutamente, gli incontri con le case editrici sono rovesciati: sono le case editrici che si raccontano.
Ho visto, tra le altre cose, che avete realizzate un progetto teatrale con dei visori.
F.S: Si, è stato un PCTO con una scuola. Abbiamo simulato un progetto di impresa culturale dove ottanta ragazzi hanno realizzato, da zero, uno spettacolo teatrale: la parte di produzione (budget, scelta degli argomenti, target, spazi a disposizione, reperimento di possibili fondi), poi c’era il settore scrittura, il settore tecnico per i disegni luci, come montare un impianto audio. E poi c’era tutto il gruppo attori, che in un mese e mezzo hanno portato in scena uno spettacolo, da zero. Questo ci dice che volendo si può fare, ai ragazzi è piaciuto tantissimo, anche se all’inizio erano un po’ perplessi, non avendo mai immaginato cosa ci può star dietro a uno spettacolo teatrale (dalle luci, al copione, alla costruzione dei personaggi).
Se doveste raccontare il vostro punto di innovazione, quale sarebbe?
F.S: Sicuramente l’interdisciplinarietà ha un impatto sulla didattica. E un’altra particolarità è che noi siamo un’impresa, non siamo un’associazione. Chi viene da noi riceve un supporto da veri professionisti. Dalla metodologia fino alla creazione di un contenuto o di un’occasione.
Un’ultima domanda: prossime novità?

F.S: Stiamo lavorando per essere operativi con la sede il prima possibile. Questa estate faremo una Summer School di scrittura, dove si andranno a testare i corsi in partenza ad ottobre. Mentre la prossima masterclass in partenza sarà con Andrea Garello, ci occuperemo del perfezionamento di un soggetto cinematografico, partendo dai lavori proposti, in modo da affinarli e migliorarli insieme a un professionista di prim’ordine.

Creerete una colonia fisica quindi?
F.S: È importante avere un luogo dove ritrovarsi e scambiare idee. Per noi è il sogno più grande
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