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Il Premio Strega è una meravigliosa opportunità per dare finalmente a Ezio Sinigaglia il posto che gli spetta nella letteratura contemporanea – Lorenza Foschini-

Sono così scontento delle enciclopedie, che mi sono fatto questa enciclopedia mia propria e per mio uso personale. Arturo Schopenhauer era così scontento delle storie della filosofia, che si fece una storia della filosofia sua propria e per suo uso personale. –Alberto Savinio-

Siamo davanti, al di là delle vincite nel gioco della bolla, a un piccolo caso editoriale che mette al centro lo scavo archeologico nel proprio vissuto, svuotandone il senso: un’autoanalisi, quella di Ezio Sinigaglia che gioca sui grandi precedenti del nostro Novecento, Savinio e Parise su tutti (Nuova Enciclopedia e Sillabari)

Recentemente presentato al Premio Strega, così ne scrive Lorenza Foschini:

Chi ama la letteratura e la lingua italiana non penso possa fare a meno di apprezzare le opere di Ezio Sinigaglia. Fra queste Sillabario all’incontrario è forse il suo lavoro più significativo.
Con il pretesto di risalire alla radice del suo malessere, il narratore scompone la realtà in voci di un sillabario che procedono dal mondo esterno verso quello interiore; viene così ripercorsa in forma romanzesca la vita privata dell’autore attraverso un’indagine che tocca temi cruciali, tornati al centro del dibattito contemporaneo.

Sillabario all'incontrario» di Ezio Sinigaglia (TerraRossa)

Procedendo dalla lettera Z alla A, Sinigallia, opera uno uno svuotamento filosofico interno all’idea stessa di conoscenza unica ed omogenea, anche di sé stessi. Le parti del rimosso, dell’incongruo, sembrano qui emergere come foglie che occupano le grondaie della memoria.

Un gioco di svelamenti in cui il lettore si configura come detective alla ricerca dei punti di fuga di un malessere che viene dichiarato, o reso manifesto, solo nell’ultima lettera, la A, come Aldilà. Il narratore, d’altra parte, opera circoscrivendo il campo d’azione e lanciando una vera e propria sfida al lettore. Il Giallo, della lettera G brillantemente sviluppata, inizia proprio da qui, dalla fine-inizio, in una circolarità che invita a una seconda lettura, e che è fortemente consigliata.

Sillabario all’incontrario è un arcipelago di pensieri, da navigare con attenzione alla ricerca di indizi, sondandone le tante geometrie frattali che convivono insieme, che si intrecciano, che si interrompono: non è rappresentabile tramite elementi di geometrie euclidee ma attraverso tagli e sovrapposizioni.

Animato in ogni voce da una stupefacente mobilità di spirito, Sillabario all’incontrario, irriducibilmente ‘personale’, si presenta come un perfetto autoritratto, ma anche come un ritratto della nostra civiltà, giunta a quel punto di saggezza disperata in cui deve riconoscere che il suo sapere non può più appellarsi al sigillo di un’unità, che la sua vitalità è ormai stendhalianamente passata dalla cruna dei cinquantanni.

Le polisemie, all’interno delle lettere, si moltiplicano: diventano isole di senso a cui afferire e con cui, attraverso lo humor, si può cercare un’apparente identità. Ma è davvero questo lo scopo? Sinigaglia, infatti, riflette sul carattere sviante e addirittura menzognero della sua e di altre opere letterarie.

Nella lettera F, come Freud, parlando di Vita e opinioni di Tristram Shandy, ad esempio, delle opinioni di Tristram Shandy non verremo a sapere proprio niente e «quanto alla vita, a malapena riusciremo ad appurare che è nato»

Unico filo comune fra queste «voci» rimane allora, forse, una ingiustificata serenità e ironia, una disponibilità al comico.

Un’opera profondamente consigliata, soprattutto, come riporta la quarta di copertina, a chi sa che è il desiderio a governare i nostri pensieri e a ispirare le nostre azioni; a chi scommette sulle virtù medicinali della lettura e della scrittura.

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