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L’articolo dell’area Warhol, ci porta attraversi gli spazi liminali: non luoghi dell’urbanistica moderna.

articolo a cura di Eleonora Saccardi


Nel 1956 Giorgio de Chirico dipingeva Piazza d’Italia Metafisica.

Gli spazi liminali: i non-luoghi dell’urbanistica moderna
Piazza Metafisica, Giorgio Dechirico, CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v80), quality = 100
Su una piazza deserta si affacciano due edifici porticati, mentre sullo sfondo si staglia una torre rossa. Al centro un monumento con una figura femminile sdraiata, reminiscente di una scultura neoclassica. Due figure, troppo lontane perché riusciamo a leggerne le espressioni, conversano nei pressi del monumento.

L’intento della pittura Metafisica era di rappresentare una realtà interiore e soggettiva. La piazza,
tradizionalmente un luogo di incontro e aggregazione, diventa una moderna icona dello spaesamento: viene svuotata, dipinta con colori surreali, la prospettiva incongrua costringe l’occhio a cercare l’ordine e punti di riferimento, invano. È un luogo con cui non riusciamo a relazionarci, un luogo che confonde e disturba.


70 anni dopo, nel social media Reddit va a diffondersi la suddetta “estetica liminale”.
Esplorando il thread r/LiminalSpace, ci si imbatte in fotografie e render 3d dei luoghi più disparati:
sale d’attesa, scuole di notte, vecchi hotel, corridoi, stazioni di servizio.

Gli spazi liminali: i non-luoghi dell’urbanistica moderna

L’antropologo Arnold Van Gennep coniò il termine “liminale” a partire dal latino limen, “soglia”. Ed
è proprio questa qualità transizionale il fil rouge che lega le immagini di Reddit: sono luoghi di
passaggio
, dove l’individuo transita ma non si sofferma a lungo. “Mi sembra di essere già stato
qui”, “Richiamando ricordi mai esistiti” sono alcuni esempi dei titoli che accompagnano queste
immagini.


Il concetto di spazio liminale come presentato dagli utenti appare adiacente a quello di non-luogo. L’antropologo Marc Augé lo descrive come un luogo privo di valore storico e sociale, spesso costruito in funzione di uno spostamento e tipico dell’epoca postmoderna: un’autostrada, un aeroporto, un centro
commerciale. Nel non-luogo non c’è spazio per la storia: “ciò che regna qui è l’attualità, l’urgenza
del momento presente”.

Non a caso, i soggetti dell’estetica liminale esprimono l’alienazione dell’individuo dagli spazi
architettonici anonimi. Hanno elementi che attingono al repertorio visuale comune, ma
decontestualizzati, spesso ritratti in una luce inquietante: il cinema è abbandonato, la stazione di
servizio è immersa nella nebbia, la scuola deserta.

Fredde luci artificiali sembrano distorcere questi luoghi familiari, trasformandoli in qualcosa di irreale.
Anche de Chirico sceglie di tracciare riferimenti a una memoria collettiva per creare la sua urbanistica metafisica. Negli spazi architettonici si mescolano l’antico e il moderno: nostalgiche rievocazioni di edifici storici italiani vengono affiancate da stazioni e ciminiere, diventati emblemi di una modernità straniante. In questo modo oggetti e luoghi comuni appaiono nuovi ed ignoti, creando un “non-luogo della memoria e della nostalgia”, come descritto da Gioia Mori in De Chirico Metafisico (2007).

È forse per un intento analogo che è nata l’estetica degli spazi liminali. Pubblicando contenuti che
non rientrano nei canoni tradizionali di opera d’arte, e intraprendendo strade volutamente antiestetiche, gli spazi liminali esprimono a pieno il disagio dell’epoca postmoderna, segnata dal
passaggio e dal presente. Luoghi che ci sembra di conoscere sono resi indecifrabili, e nuovi spazi
impersonali vengono creati per rispondere a esigenze di funzionalità, ma non di abitabilità.

Eppure, queste immagini esprimono anche la nostalgia delle nuove generazioni di un tempo passato, contrapposto a un presente caratterizzato dall’incertezza. Rappresentano la capacità di cogliere la
bellezza e il mistero nei luoghi più impensabili, dove l’occhio non è solito posarsi a lungo, conferendo loro un nuovo valore artistico.


Fonti:
Mori Gioia, De Chirico metafisico, Giunti, Prato, 2007
Van Gennep Arnold, The Rites of Passage, Londra, 1977
Augé Marc, Non-Places: Introduction to an Anthropology of Supermodernity, Verso, Londra, 1995.

Referenze fotografiche:
Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia Metafisica, olio su tela, 1956.
Le immagini tratte da Reddit sono state pubblicate dagli utenti u/CatchFirez , u/lmnl_files ,
u/UserSpot21.

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