spàzio s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]. – 1. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione
Il tema di questo mese è Spazio, concetto così esteso e complesso da richiedere qualcosa di diverso. A Lamezia Terme, a casa di Ippolita Luzzo, chiacchieriamo di spazi digitali e locali.
Ma prima, chi è Ippolita? Per chi non la conoscesse, così ne scrive Giuseppe Giglio:
A leggere Ippolita Luzzo ci si diverte. Propriamente, ci si diverte […]. Per il brio, la leggerezza, la gioia dello scrivere di Ippolita: anche quando lei racconta di libri impegnativi, che inquietano, che spiazzano. Perché Ippolita è un folletto, un arioso, ariostesco folletto di incontenibile curiosità. Una critica letteraria sui generis, fuori dalle righe, insofferente di mode e parrocchie.
Una blogger è stata definita da molti: lei che proprio dieci anni fa – nel giugno del 2012, e per un caso che doveva farsi destino – apriva i cancelli del suo fiabesco Regno della Litweb, […] immersa nella modernità (e nel futuro, per certi versi) di questo nostro tempo digitale. Un «regno inventato», questo della Litweb, che vive e fa vivere la letteratura: dove le regine, o i re, non sono i poeti o gli scrittori (classici o contemporanei), ma tutti i lettori, oltre che lei, la Luzzo, anch’essa lettrice
Ippolita Luzzo fa parte della giuria del Premio Malerba e del Premio Brancati. È stata membro della giuria al Premio Muricello e fa parte, fin dal primo momento, della giuria per la Classifica di Qualità della rivista L’Indiscreto. Collabora come giurata al Premio Commisso 15righe.
Questo è il contenuto di una chiacchierata nel suo spazio, a tavola, mentre aspettiamo che l’acqua bolla.
L’altro giorno ero alla tua presentazione di Il primo pezzo non si scorda mai, uscito in occasione dei dieci anni del Regno della Litweb. Una delle domande che ti facevano era sulle differenze tra spazio reale e digitale, forse in maniera un po’…
Antica…ma non ho voluto insistere.
Il tuo stesso esempio ne è la prova. E anche Palin ne è uno, ma il tuo arriva molto prima come uno dei primi esempi di cortocircuito tra mondo digitale e reale. Hai iniziato nel 2011. Come l’hai visto il digitale allora?
L’ho visto subito come un’opportunità. Non ho mai pensato a questo mondo staccato dal mio. Io non ho intorno situazioni tali; cose che hanno le altre persone. E quest’opportunità di poter interagire e parlare con lo stesso metro, beh, non lo puoi fare con chiunque.
E il cambiamento invece? Come l’hai visto? C’era tanto scetticismo, e in parte c’è ancora verso la litweb, ma la monodimensionalità del gusto televisivo si è, in parte, diramata da allora. Secondo te, questa democratizzazione in che senso va?
Tempo fa ascoltai Goffredo Fofi. Era molto arrabbiato e diceva che il 99% dei blog sono fuffa. E io condivido. Ma questo è comune a tutti i campi se ci pensi, anche della medicina e di tutte quelle fake news. Restando nel campo letterario, è vero che moltissimi blog sono delle scempiaggini autentiche, ma questo fa parte della nostra vita che è invasa dalle sciocchezze. Io pensavo: Ha ragione Fofi, ma nello scegliere, perché scegliamo sempre, restano quelle cinque, sei, ma anche quindici, venti realtà, che non avrebbero mai avuto spazio; e invece poi si sono evoluti.
Lo spazio digitale aiuta anche l’indipendente. Penso a case editrici con storie diverse e possibilità diverse anche per una diversa posizione geografica.
Il lavoro di scelta che fanno nell’individuare e nel curare delle qualità, degli artisti che altrimenti si perderebbero, è inestimabile. Posso nominare la Wojtek, ma anche L’Orma, Exorma, Voland, Neo; ma potrei fare un elenco infinito. Anche il Ramo e la Foglia, nata nell’ambito della Recherche, da un sito letterario che negli anni ha aumentato la propria consistenza. Si è sempre detto che la casa editrice indipendente porta l’autore, lo scopre; fa in modo che non si senta solo, non si sfiduci. Gli dà, a volte, la possibilità di tornare a scrivere. E quante persone, magari, si sfiduciano dopo un libro? Quante persone hanno questa forza, poi? Il successo e la pubblicazione sono indipendenti dal piacere di scrivere.
Perché allora, tornando allo spazio, se sul digitale abbiamo determinati numeri, nel reale non abbiamo, spesso, questi riscontri. Noi di Palin, proponiamo molto il concetto di localizzazione della cultura, volendo creare una vera rete culturale sul territorio. Ma secondo te in che momento siamo?
Ti voglio fare un esempio. Una volta sono andata con un libro da una collega di scuola, consigliandolo. Lei mi fa «Noi seguiamo solo il Gutenberg». Vedi, si fanno acquisti a scatola chiusa. Il mercato è un mercato drogato perché la maggior parte delle persone non fa scelte; accetta supinamente quello che viene proposto dai canali predisposti a far vendere. Si sceglie per conformismo, altrimenti non si spiegherebbe perché in classifica ci sono libri che né io né te leggeremmo mai. Questa situazione però non ci deve sfiduciare. A chi ha passione, a chi vuole vivere tra questi spazi non deve interessare questo lato del mercato.
In questo caso, un ruolo importante lo assume la libreria. Vogliamo le librerie come spazio di store come uno spazio che ha una funziona sociale? Ci sono tante realtà che hanno un effetto diretto sul tessuto che abitano: penso a Macaria a Gallipoli, La confraternita dell’Uva a Bologna, Prospero a Palermo, Sinestetica a Roma…
La stessa Wojtek che ha la libreria. Vedi, hanno fatto come faceva Ferlinghetti in America: libreria, casa editrice, diffusione, giornale. Seguiva il libro dalla nascita alla vendita. E noi, che abitiamo questo spazio comune, dobbiamo fare come lui. Seguire e fare una scelta.
Sulle librerie ci sarebbe tanto da dire. Avere uno stretto rapporto con le realtà indipendenti, non solo in città ma anche in contesti delocalizzati è la chiave per uscire da un mercato sempre più a senso unico. Ma ti volevo chiedere. Tu sei laureata in filosofia; se dovessi definire lo spazio di oggi che tipo di spazio sarebbe?
Questo è non spazio. E può diventare qualcosa di soffocante. Se non hai gli strumenti per orientarti, chiunque può perdersi. Non abbiamo punti di riferimento, né una lettura di riferimento. Bisogna ritornare a ribadire i fondamenti di una conoscenza; riprendere in mano Aristotele. Io ho sempre fatto filosofia, anche quando insegnavo ai tecnici facevamo un’ora di pensiero; parlavamo di quali fossero i temi che la filosofia ha agitato. Solo così, conoscendo i punti, che sono sempre gli stessi, si può capire e apprezzare lo spazio, ma anche la scelta che si deve e si vuole fare. È molto difficile. Ma anche la filosofia ultimamente, e ne abbiamo molti esempi pubblici, è diventata uno spot pubblicitario.
Due anni fa ci ha lasciato Remo Bodei, penso.
Io mi sono piazzata qui un mio articolo su Remo Bodei. “Noi siamo gli altri” diceva lui. E diceva “Noi siamo fatti di ciò che gli altri ci regalano, ci danno” È l’individualità che è tanto portata nei nostri tempi….
Ognuno rivendica il proprio spazio. È come continuare a parcellizzare…
Sì, ed è sbagliato. Questo fatto che bisogna insistere che tu sai stare da sola, che tu sei autonoma, che tu puoi stare in una casa da sola, che tu dimostri la tua indipendenza, che tu dimostri. Ma non dimostri niente. Non si costruisce una personalità se intorno a sé non hai gli altri. Questo diceva Bodei, ma lo diciamo un po’ tutti. Noi siamo gli altri. Conserviamo nella nostra testa quelli che abbiamo letto, quelli che abbiamo conosciuto, quelli di cui abbiamo parlato; solo così si è una persona. Altrimenti che cosa siamo? Non siamo niente.
Su questo chiuderei la nostra conversazione. Forse sta bollendo. È stato davvero un piacere Ippolita.
Grazie a te Massimo e a Palin magazine.
Ancora auguri per questi dieci anni nel regno.
Ippolita Luzzo, laureata in filosofia con tesi su Max Stirner. Da giugno 2012 scrive sul blog “Il Regno della Litweb di Ippolita Luzzo” quasi un giornale di cui lei è editorialista, direttrice e cronista. Col suo blog indaga e legge ogni momento letterario ed artistico per lei autentico interpretando in modo originale il senso del testo. Ha vinto il premio Parole Erranti il 5 agosto 2013 a Cropani, nell’ambito dei Poeti a duello, X Festivaletteratura della Calabria. Nel 2016 ha vinto il concorso “Blog e Circoli letterari” indetto da Radio Libri nell’ambito di Più Libri più liberi al Palazzo dei Congressi a Roma. Dal 2017 fa parte della giuria del Premio Brancati. Il 6 ottobre 2018 vince il Premio Comisso #15righe, dedicato alle migliori recensioni dei libri finalisti. Sempre ad ottobre 2018 il suo blog è stato inserito dal sito Correzione di Bozze fra i Lit-blog e le riviste online nazionali che si occupano di letteratura. Fa parte, fin dal primo momento, della giuria scelta per la Classifica di Qualità dalla rivista L’Indiscreto. Dal 2019 Il Regno della Litweb collabora con Il Premio Comisso 15 Righe nella Ligiuria di valutazione delle recensioni sui libri in concorso. Nel 2021 è Presidente di giuria del concorso Sperimentare il Sud. Nel 2022 è in giuria nel Premio Malerba. Scrive su giornali e riviste on line e cartacei. Molti suoi pezzi stanno nelle cartellette degli autori che, fidandosi, le mandano i loro scritti. Nella libertà di lettura. Per Città del Sole edizioni ha pubblicato nel 2018 “Pezzi dal Regno della Litweb”, a cura di Letizia Cuzzola; nel 2021 “Dareide. Pezzi su Domenico Dara dal Regno della Litweb”