#Palinvisita, la rubrica dedicata a gallerie, musei e spazi indipendenti, oggi vi porta al Giardino Sonoro. Un museo a cielo aperto in connubio con la natura, un orizzonte di pietre megalitiche, uno spazio artistico senza tempo in continuo divenire che permette ai visitatori di compiere un’emozionante passeggiata all’interno dell’agrumeto in un percorso senza segnali né direzioni, tra megaliti capaci di amplificare, come per magia, il senso di smarrimento.

A pochi chilometri da Cagliari, nel paese museo di San Sperate, si trova uno dei luoghi,
artisticamente parlando, più suggestivi della Sardegna. Si tratta del Giardino sonoro,
originariamente agrumeto della famiglia Sciola. Pinuccio rivendica con orgoglio le sue
radici contadine, e una volta affermatosi come artista deciderà di trasformare proprio
questo agrumeto nel suo atelier di lavoro. Inoltre, nella sua sua modesta San Sperate,
Sciola riesce nell’impresa di creare un paese museo a cielo aperto, con murales,
installazioni e iniziative supportate da altri artisti internazionali, in primis David Alfaro
Siqueiros, muralista messicano ad aver contribuito alla rivoluzione artistica della città
assieme al collega sardo.
L’atelier/agrumeto viene lasciato libero al pubblico, che può ammirare le opere scultoree
dell’artista in qualsiasi momento, di giorno, di sera, d’inverno o d’estate. Le opere sono
infatti frutto di “interventi” che Sciola esercita sulla materia, ma che a suo dire, fanno
parte del ciclo di vita della pietra stessa. É normale trovare muffe e muschi che
continuano a modificare le opere nel tempo, oltre a variazioni termiche che danneggiano
le pietre più fragili.
Ciò che contraddistingue maggiormente la produzione artistica di Sciola sono però le
pietre sonore.
Lottando contro l’idea comune che in musica la pietra equivalga
unicamente ad una percussione, ciò che l’artista scopre è la voce stessa della pietra,
nascosta da tempo nella materia e sprigionata grazie ad anni di studi sperimentazioni.
Enormi massi vengono tagliati con lame di diamante sotto l’attenta supervisione di Sciola,
e grazie alle vibrazioni e al flusso d’aria creato nelle sculture generano la voce della pietra,
che varia a seconda di tagli, materiali e dimensioni.
In questo percorso artistico avvolto dalla natura, Pinuccio attribuisce alle pietre calcaree
la capacità di riprodurre i suoni dell’acqua, mentre il basalto quello del fuoco, elementi
imprescindibili per la formazione rocciosa e geologica. Su un totale di 700 opere, nel
Giardino sono diverse decine le sculture a sprigionare la propria voce grazie al lavoro e
alle spiegazioni delle guide, tra cui la figlia di Pinuccio, Anna.
Quando non ero e non era il tempo.
Quando il caos dominava l’universo.
Quando il magma incandescente celava il mistero della mia formazione.
Da allora il mio tempo è rinchiuso in una crosta durissima.
Ho vissuto ere geologiche interminabili.
Immani cataclismi hanno scosso la mia memoria litica.
Porto con emozione i primi segni della civiltà dell’uomo.
Il mio tempo non ha tempo.
-Pinuccio Sciola
Siete mai stati al Giardino Sonoro?
Palinvisita è la rubrica mensile dell’area Warhol e tramite cui raccontiamo le realtà da scoprire in Italia, tra corridoi di gallerie, musei e spazi indipendenti per poterle raccontare sul nostro sito