Arabpop. Rivista di arti e letterature arabe contemporanee è un fortunato progetto editoriale di Tamu Edizioni, giovane casa editrice indipendente nel cuore storico di Napoli, che ha visto la luce nel novembre 2021e già al suo al secondo numero.
Una rivista, un progetto con una missione culturale ma anche qualcosa in più, capace di raccontare attraverso le voci originali e autentiche il complesso e sfaccettato caleidoscopio di culture, poetiche, immaginari e linguaggi che costella il mondo arabo.
Una foto in bianco e nero, stile anni Cinquanta, in cui tre persone si affacciano su un paesaggio alquanto inusuale: la Terra vista dalla Luna. Una scritta in arabo cattura subito l’attenzione, anche per via del suo colore rosa Barbie.
Un astronauta sembra protendere fuori dalla pagina mentre si versa del tè.


Queste le copertine dei primi due numeri della rivista Arabpop. Rivista di arti e letterature arabe contemporanee, edita da Tamu Edizioni.
Come se non bastasse il nome ad attirare l’attenzione dei possibili lettori, questa nuova realtà culturale ha scelto di puntare su un’estetica colorata e ricca di contrasti.
Ciò su cui si focalizza Arabpop, infatti, è il contrasto, o meglio i contrasti di cui il mondo arabo è ricco, dal punto di vista sociale e culturale.

E proprio nella dichiarazione di intenti della rivista troviamo la prima azione di rottura, ovvero il desiderio di interrompere e cambiare la narrativa imperante in Italia sul mondo arabo, il quale è sempre stato rappresentato dalla descrizione imposta – attraverso l’arte e la letteratura – dall’Occidente, come analizzato da Edward Said nel saggio Orientalismo del 1978.
La rivista concretizza questo suo fine attraverso una polifonia di voci e una moltitudine di documenti diversi, che siano brevi racconti, fotografie, poesie, fumetti e molto altro, presentati sia da artisti e autori arabi che da specialisti del settore, i quali semestralmente rispondono alla call to action tematica proposta dalla redazione di Arabpop, composta da Chiara Comito, Fernanda Fischione, Anna Gabai, Silvia Moresi e Olga Solombrino.
I temi scelti finora dalla rivista (uno per ogni numero) sono estremamente significativi, partendo dal primo, Metamorfosi. È per mezzo di discorsi incentrati sul cambiamento e le trasformazioni, infatti, che si può capire, ad esempio, come sia la vita in uno Stato come gli Emirati Arabi Uniti, in cui gli impressionanti skyline delineati da immensi grattacieli, scenografia privilegiata per qualsiasi immaginario su un utopico futuro, fanno distogliere facilmente l’attenzione da corruzione e sfruttamento dei lavoratori.
Pensando invece alla rilevanza del secondo tema, Futuro, è proprio interrogandoci su di esso che riusciamo a togliere la patina pietistica dai nostri occhi, spostando così lo sguardo da una prospettiva altamente negativa, fatta di imposizioni e terrorismo, a un mondo pieno di potenzialità e voci diverse.

Fra gli aspetti alternativi e innovativi della rivista si trova inoltre la scelta di inserire una playlist diversa in ogni numero che si può ascoltare su Spotify, un’intuizione che, seppur inusuale, risulta accattivante, dando la possibilità a chiunque di approcciarsi a questo universo anche tramite modalità estremamente popolari, pop appunto.
Arabpop è un luogo dove si incontrano narrazioni e visioni, linguaggi e temi; un luogo dove si sollevano domande, più che dare risposte, e si coltivano dubbi.
Questa rivista non è la risposta alla domanda ‘Che cos’è il mondo arabo?’, e non pretende di esserlo. Non potrà mai esserci una risposta a ciò, non si tratta di dare una definizione al concetto, soprattutto quando il soggetto in questione è estremamente vasto e pieno di popolazioni e tradizioni diverse, seppur con qualche punto in comune.
Da un tema comune, infatti, si parte, lasciando che siano gli autori stessi a estenderne i confini, attraverso la loro creatività e le loro diverse percezioni.
Le domande rimangono aperte, così come le possibili interpretazioni del tema, in modo tale che sia il lettore, dopo essere venuto a contatto con le molteplici soggettività contenute nella rivista, a dare una sua rilettura a un mondo che, per adesso, rimane dipinto come molto lontano.
Articolo di Beatrice Rossi