The answer, my friend, is blowing in the wind: queste di Bob Dylan sono tra le parole più famose della storia della musica. Forse che il cantautore sia stato spinto dalla disillusione a dire: la risposta vola nel vento, chissà se noi siamo disposti ad ascoltarla.
Tra guerre, pandemie, malumori e cambiamenti nasce Paperplanes. Palin ha incontrato gli ideatori per saperne di più e ha chiesto loro di descriversi nel tempo di una corsa in ascensore.
«Provate a vendere il vostro progetto a Palin!»
«Vendere non è nel nostro DNA, però possiamo provarci. Davvero solo il tempo di una corsa in ascensore?».
«Sì, è la regola dell’elevator pitch».
«È un progetto che mira a scoprire e ricondividere contenuti ispiratori e di latente bellezza, nascosti nel caos di Internet. In un mondo impegnato a creare (e spesso a distruggere), Paperplanes vuole invece provare a trasformare. Come? Nella forma relativistica e democratica di una domanda.
Dopo la scoperta di uno, la squadra inizia a levigare il futuro post, finché un corale /daje sancisce la nascita del nuovo aeroplanino. La lingua scelta è l’inglese e le piattaforme d’atterraggio sono Telegram, Twitter e Instagram.»
«Non so se la prova dell’elevator pitch possa dirsi superata; passiamo adesso a come raccontereste il progetto a modo vostro».

66. Sono le ore x. Cosa state facendo in questo momento?
Tra Italia, Germania e Olanda, siamo tutti sull’UTC+1. Anche se siamo costantemente in volo, il nostro tempo è come il vostro, fatto di spazi misurabili, ante e post meridiem, deadline.
Questo vostro tempo lo viviamo anche noi e ci armeggiamo, alla ricerca quotidiana di combinazioni e incastri da opporre alle scansioni, perché alle scadenze proprio non siamo bravi a rassegnarci; e allora proviamo a dare a un altro tempo la possibilità di esistere, ci fluttuiamo.
Questo tempo non conosce passato o futuro, soltanto un qui e ora che non scade mai.
44. Questa del vostro tempo è però una dimensione astratta. Come riuscite a far vivere emozioni che immaginate soltanto?
Paperplanes è un grande aeroporto di idee e di scoperte che cerca di accogliere al suo interno chiunque abbia bisogno di staccare la spina dal caotico mondo reale e librarsi per qualche minuto in tutto il bello che l’umanità sa creare.
In principio un’idea, un foglio di carta che cinque paia di mani e poi nove hanno iniziato a piegare, ed ogni piega regalava qualcosa di nuovo. Piega dopo piega, l’aeroplanino prende forma e con un soffio di passione viene lasciato libero e regalato al mondo, sperando che altre mani ed occhi curiosi possano farsi trasportare nel suo viaggio alla scoperta della bellezza.
103. Quali sono le sensazioni da cui vi lasciate guidare? O forse sono loro che vi guidano autonomamente?
I nostri aeroplanini sono come matrioske. Un giorno trovi una cosa bella in soffitta – per caso o perché stavi cercando proprio lei – e ti vien voglia di guardarla a fondo. Allora, la scruti e la indaghi, strato per strato.
E a un certo momento, hai tra le dita una bambolina che sorride: di quella prima cosa bella appare il bocciolo, il punto nascosto di meraviglia. E qui la nostra ricerca atterra e prova a decollare di nuovo: ci insegnano che se non ci si stanca di far domande, le risposte racchiudono storie sempre nuove e belle da ascoltare.
59. Si tratta di un cambio di prospettiva dirompente. Come può entrare nella vita degli altri questo bisogno di espressione?
È facile immaginare che quanto meriti attenzione si autoimponga: un altro insegnamento di Paperplanes è che la bellezza raramente si rivela.
Si dice che ogni persona abbia un ruolo: ecco, noi a volte ci improvvisiamo cercatori, ma al contempo siamo ricettori di stimoli. Da qui il formato dei nostri aeroplanini: non li spinge il carburante certo di una risposta, ma volano più in alto per la leggerezza delle loro domande. Gli aeroplanini non dovrebbero mai smettere di viaggiare: ciò che è definitivo li spezza.
12. Rimaniamo così comunque nell’astratto. Se proprio doveste scegliere un fotogramma di vita vera con cui rappresentare il vostro progetto, quale sarebbe?
Il motivo della nostra partenza è stato da subito chiaro: provare a condividere quanto di bello noi trovassimo lungo i nostri percorsi per regalare a quante più persone un momento di meraviglia. Col passare del tempo la “forma” della condivisione è maturata e si è evoluta in modi sorprendenti.
Sai quando guardi qualcuno a cui vuoi bene gioire per qualcosa a cui tu stesso tieni tanto? Ecco, questo è quello che anima i nostri confronti, definisce i nostri post e alimenta l’ardore della ricerca di contenuti nuovi.
35. Sembra che abbiate curato la vostra creatura con grande passione e dedizione. Fino a dove vorreste arrivare?
I progetti per il futuro non mancano, così come la voglia di soffiare più forte, ma questo non deve intaccare mai il piacere di godersi la strada: anche quando si ha bisogno di fermarsi e di volteggiare sul posto, l’ignoto deve essere sempre a portata di mano.
Ognuno di noi con le sue passioni e il suo background condivide o pone l’attenzione su un tema, più o meno noto; le domande che condividiamo sono poi i dubbi che ci poniamo e le riflessioni che ci incuriosiscono. Allo stesso modo anche i nostri lettori vengono coinvolti, qualcuno di loro ci ha anche suggerito contenuti: questo ci rende molto orgogliosi.
Gli aeroplanini di carta ci insegnano forse proprio il piacere del viaggio, senza sapere quale sia la direzione. Credo che Paperplanes sia speciale proprio in questo.
39. Il vostro è un aeroporto strano: alcuni aeroplanini non atterrano mai, rimangono in aria, a “fluttuare” appunto. Come gestite una diminuzione di atterraggi a fronte di un uguale numero di decolli?
Periodicamente ci troviamo al bivio tra tenere duro e lasciare andare. Tra resistere e voltare pagina. A volte ci facciamo guidare dalla razionalità, altre volte seguiamo l’istinto.
Scegliere può essere difficile. L’importante però è prendere una decisione e continuare a camminare, perché è più avanti che troveremo la bellezza e le persone con cui condividerla.
L’esperimento dell’elevator pitch ha fatto sorridere, dal momento che ha sortito l’effetto contrario rispetto a quello sperato: Palin ha provato a mettere in difficoltà i suoi nuovi amici, con il risultato di rivelare meglio la natura dei loro voli virtuali. Tra lo scrolling sregolato di un social, uno sfrenato zapping digitale da sito web in sito web, e una frenetica camminata quotidiana, lo spropositato flusso di informazioni e contenuti spesso mette davanti fogli nascosti, a volte anche stropicciati. Paperplanes si è reso conto che la Bellezza è già qui e ha capito che, spesso, prima di ogni cosa è Randomness, Serendipity. Da romantici Daydreamers, i suoi ragazzi raccolgono contenuti, li rielaborano.
Forse a un lettore sembrerà di aver capito poco, o di non avere idea del tipo di domande che gli aeroplanini portano con sé.
E se Palin confessasse che in realtà le domande che ha posto a Paperplanes, ognuna con il proprio numero, le ha trovate tutte in aria, nel gran traffico aereo generato dai suoi creatori?