È opinione comune che i personaggi pubblici non si curino più di ciò che dicono, o degli effetti che le loro esternazioni possono avere su di noi. Questa mancanza di cura e attenzione è evidente specie nei leader politici che pur di barcamenarsi tra gli umori degli elettori, tendono a togliere il freno alle proprie dichiarazioni.

Sarebbe logico pensare che i tecnici della politica siano esenti da questo fenomeno, ma spesso non é cosí e gli esempi sono numerosi. Uno dei più recenti è stato il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani. Il neo Ministro, infatti, accodandosi a una lunga serie di j’accuse all’ambientalismo radical-chic (termine buono ogni volta che si voglia sminuire qualcuno dandogli del privilegiato e fuori dal mondo), ha rilanciato ancora una volta le centrali nucleari come modello di energia pulita.

A essere onesti, il Ministro ha  affermato che «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante» e che «è da folli non considerare queste tecnologie». Ma è l’ex Ministro degli Interni Salvini a essersi spinto oltre e ad ammettere che costruirebbe una centrale nucleare in Lombardia, lamentando che l’Italia sia l’unico Paese del G8 a non ricorrere all’energia nucleare e che esistano addirittura centrali nucleari in tanti centri storici. Un esempio? Un termovalorizzatore a Copenaghen, che ovviamente non ha nulla a che fare con l’energia nucleare. 

 È molto comune in casi come questi che da una semplice dichiarazione di un personaggio in vista (proprio come il Ministro del MiTE Cingolani) si ottenga un effetto valanga per cui politici, testate giornalistiche e opinion makers vari corrano ognuno alle proprie barricate prendendo posizioni piú per polarizzazione politica stessa che per convinzione. Perció i liberisti del ‘costruire, produrre, fatturare’ da un lato piú o meno a sostegno del nucleare, gli ambientalisti del ‘ridurre, recuperare, riciclare’ dall’altra. Da che parte stare? Per deciderlo, sarebbe meglio fare un po’ di chiarezza.

Non esistono centrali nucleari nei centri storici in quanto, ovviamente, troppo grandi. Le centrali nucleari piú moderne (cosiddette di III generazione) sono ancora mastodontiche e solo adesso stanno effettivamente entrando nel mercato. Un dato su tutti: i lavori per il nuovo reattore di III generazione a Falamanville in Francia costeranno 19 miliardi in tutto e potrebbero essere ultimati solo nel 2023, 15 anni dopo il loro inizio [1]. Quelle a cui il Ministro si riferisce sono centrali di IV generazione che esistono ancora solo sulla carta e che potrebbero entrare pienamente nel mercato nella prossima decade. Solo un mese fa il primo reattore nucleare di IV generazione mondiale ha raggiunto una controllata e autosostenuta reazione a catena (in altri termini: ha iniziato a funzionare) e si pensa possa essere introdotto nella rete elettrica entro la fine dell’anno. Purtroppo, si tratta ancora di un piccolo reattore da 210 MW, mentre le odierne centrali nucleari sono capaci di produrne 5-10 volte tanto [2]. É vero che in futuro il tasso di produzione energetica del nucleare si possa addirittura centuplicare tramite queste nuove tecnologie, ma non scordiamo peró che si produrrebbero comunque scorie radioattive (seppur in minor numero, non generate dall’uranio e con una vita ‘solo’ secolare invece che millenaria) che nessuno vuole seppellire sotto casa propria, a ragion veduta o no [3]. 

Piani futuri a parte, bisogna sottolineare l’impegno, da parte delle maggiori potenze mondiali, a ridurre l’emissione di CO2 della metá entro il 2030 e che, al giorno d’oggi, 1 kWh di elettricitá con il fotovoltaico o l’eolico costano in media 3.7$ e 4$ mentre con l’energia nucleare ben 16.3$ [4]. Sorprende notare come il mondo dell’economia e della realpolitik non si siano resi conto di questa sproporzione, forse proprio perché una costruzione massiccia di centrali nucleari potrebbe portare proventi enormi ai privati per costruirle e smaltirne i rifiuti. Ancora una volta, ci si cura del guadagno fine a se stesso e non della cura di noi stessi e del nostro Pianeta.

L’energia nucleare, sebbene abbia grandi meriti e produca quasi il 10% del fabbisogno mondiale (per la cronaca, le rinnovabili contribuiscono giá al 26% della produzione mondiale [5]), si basa su un processo che è intrinsecamente insostenibile: a meno di rivoluzionari sviluppi, le centrali nucleari sfruttano un processo chiamato fissione nucleare in cui un atomo detto pesante (tanti neutroni e protoni nel suo nucleo, l’Uranio ne ha 238 in genere) viene colpito da un neutrone. Il risultato è una rottura del nucleo atomico (da qui il termine fissione) che decade e rilascia altri neutroni che possono generare una reazione a catena con altri atomi. Quando questa reazione è stabile, allora la centrale nucleare è in piena funzione e produce un enorme quantitativo di energia elettrica. In particolare, l’energia elettrica viene prodotta perché i prodotti della reazione nucleare sono estremamente “caldi” e rilasciano la loro energia termica ad un moderatore, solitamente l’acqua (tanta acqua), che almeno parzialmente evapora e muove una turbina. Il movimento della turbina infine produce energia elettrica. In questo processo abbiamo menzionato la necessità di un combustibile nucleare (e di doverlo estrarre e lavorare), una complessa centrale compatibile con i rischi del processo e di un moderatore (da estrarre, convogliare e inquinare). 

Tutto ciò non è esattamente compatibile con le moderne idee di sostenibilitá e smart grids diffuse sul territorio. L’energia del futuro non puó basarsi su vecchi paradigmi di produzione centralizzata e distribuzione a lungo raggio e a senso unico, ma dovrá curarsi delle nuove esigenze della societá: energie rinnovabili, meno sprechi e stoccaggio di energia in eccesso. Le smart grid [6] sono pensate per rispondere a queste esigenze decentralizzando la produzione in tanti piccoli hub integrati nel territorio e, giocoforza, non inquinanti come i pannelli fotovoltaici o le “mini pale eoliche”. Le grandi centrali di produzione energetica non verranno ovviamente smantellate ma integrate nella rete e la distribuzione energetica sará a doppio senso, in un continuo dialogo intelligente tra consumatore e produttore, permettendo il risparmio sia economico evitando gli sprechi, sia di emissioni di CO2. Al giorno d’oggi infatti, la fornitura di energia è prettamente indirizzata a senso unico dalle centrali ai nodi periferici (le nostre case) in un flusso continuo, che porta a sovraccarichi, sprechi e conseguenti interruzioni. La filosofia delle smart grid, abbinata agli impressionanti passi avanti nel campo dei materiali innovativi, dello stoccaggio di energia e a molte nuove idee ci porterá finalmente, secondo gli esperti, ad abbandonare completamente i combustibili fossili

Il mondo del futuro sarà a impatto zero. Il nucleare non lo è ancora. [7,8]


Fonti:

[1] https://www.lemonde.fr/economie/article/2020/07/09/nucleaire-la-cour-des-comptes-ereinte-l-epr_6045707_3234.html
[2] https://www.world-nuclear.org/information-library/facts-and-figures/reactor-database.aspx
[3] https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/01/08/news/i_rifiuti_radioattivi_in_italia_la_scheda-281658475/
[4] https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2021/03/29/rinnovabili-1-kwh-solare-costa-37-dollari-nucleare-163_2deab495-c50c-406a-97f4-90cae57e2257.html
[5] https://ren21.net/gsr-2019/
[6] https://www.unicusano.it/blog/didattica/master/smart-grid/
[7] https://institutions.newscientist.com/article/mg23831810-100-finally-we-can-power-the-planet-on-renewables-alone-heres-how/
[8] https://institutions.newscientist.com/article/mg25133504-300-net-zero-living-how-your-day-will-look-in-a-carbon-neutral-world/


0 Comments

Lascia un commento

Avatar placeholder

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *