Benvenuti al primo numero del Bricolage letterario, ovvero l’angolo del racconto fai da te.
Cari lettori, benvenuti. Spero leggiate inclinati su una splendida poltrona in velluto verde con un gatto sulle ginocchia, un persiano, ed una pipa ben carica. Con un tè verde al gelsomino, o con un casco sotto al braccio, in sella ad una moto in pausa da un lungo viaggio in autostrada. Se così non fosse, non preoccupatevi, non siete voi ad avere una vita noiosa. Sono io che immagino troppo, costruendo mondi in cui le persone hanno tutte vite romantiche e misteriose, più della mia. Perché personalmente non ho mai guidato una moto, né posseduto una splendida poltrona in velluto verde, o un gatto persiano… oltretutto, lascio il tè verde troppo a lungo in infusione.
Ma è come se l’avessi fatto. Beata scrittura creativa.
Mi chiamo M. e, fra tutti i talenti segreti che mia madre si augurava potessi avere (come quello di sapere abbinare i colori pastello), ho ricevuto in dono quello di ossessionarmi per qualunque pezzo di letteratura porti il nome di una donna anglo-americana. E quando non colleziono scene gotiche con cui struggermi, butto giù qualche racconto. Non mi occupo di letteratura. Non sono una scrittrice, né una poetessa. Sono, più che altro, un habitué dei salotti letterari immaginari. Potete considerarmi come una vostra zia un po’ matta, che vi invita per un pomeriggio di bricolage a casa sua.
E no, non avete scampo. Le avete già promesso che andrete.
Per cui fatevi avanti, vi mostro il nostro laboratorio di racconti fai da te, in cui la scrittura creativa diventa un rilassante hobby da fine settimana, come intagliare il legno o costruire modellini in scala di aerei della Seconda Guerra Mondiale.
Prendete un blocco per appunti, una penna a sfera e sedetevi alla vostra scrivania. Vi accolgo con un vassoio in mano, perché tutti sanno che gli scrittori nelle pause di riflessione bevono, nell’ordine, tre cose: tè, caffè e whisky.
Che siate aspiranti Jane Austen, James Joyce o Ernest Hemingway, non si può iniziare senza sorseggiare una bevanda. Perché stiamo per iniziare un viaggio, con umile spirito d’avventura, verso la nostra voce narrativa. Da profani che amano passare il tempo ad immaginare storie impossibili. Da semplici, implacabili curiosi.
Per i prossimi mesi – con l’aiuto di fonti più autorevoli di me – rivolteremo come un calzino l’arte del racconto breve.
Sì, avete capito bene.
Andremo a scovarne i segreti ufficiali e ufficiosi e, di volta in volta, costruiremo ciascuno il proprio piccolo mondo antico, come se stessimo modellando un vaso di argilla, prima di cuocerlo a 130° in forno. Non importa che il vaso sia brutto, alla fine, o che non sia degno di essere esposto al MoMA.
Quello che importa è scrivere, poggiare un mattoncino sopra l’altro per costruire la nostra casetta Lego.
A questo proposito, c’è qualcun altro che vorrei presentarvi. Si chiama Horacio, ma noi lo chiameremo señor Quiroga, perché si tratta di un erudito e bisogna avere rispetto per i mostri sacri della professione. Bene, il señor Quiroga è stato una delle colonne portanti della narrativa sudamericana, e nella sua vita ha scritto e pubblicato più di duecento racconti brevi. Insomma, qualcuno che ne capisce più di me.
Per nostra fortuna, prima di morire e andare nel paradiso degli scrittori, il señor Quiroga ci ha lasciato una sorta di guida galattica per l’aspirante cuentista.
Se siete ben seduti, dunque, è il momento di iniziare a prendere appunti.
Perché Quiroga sta per suggerirci dall’oltretomba la prima sacra regola della scrittura creativa:
«credi in un maestro, ed imitalo»… finché non riuscirai ad imitare te stesso – aggiungerei io.
Chi ha detto che serve personalità per scrivere? Basta un po’ di fantasia e molto ascolto, flessibilità, abilità di decorare al cesello. Per cui ora, cari lettori, scrivete sul foglio il nome del vostro maestro. E sì, vale anche la vostra professoressa di liceo. Pensate a tre caratteristiche della sua scrittura.
E fatele vostre, per poi ripudiarle.
Io, personalmente, scrivo per un gatto ed una moto, me lo ha insegnato Virginia Woolf, madre e maestra di tutte le aspiranti scrittrici introverse come me. Per ora non ho visto l’ombra di nessuno dei due, ma forse è questione di tempo. Se scrivo abbastanza, si materializzeranno magicamente, come un abracadabra.
Ciò che però conto di ricevere presto, cari lettori, è la vostra opinione. Chi è il vostro maestro? Cos’è che vi spinge ad imitarlo, a scrivere? Il mio indirizzo è raccontofaidate@palinwebmagazine.it e sono una semplice, indomabile curiosa.
Proprio come voi.
Racconto consigliato per il mese di Gennaio: La macchia sul muro, Virginia Woolf
Fonti:
Horacio Quiroga, Manual del perfecto cuentista, 1927
Virginia Woolf, Professions for women,1931