Finché ci basterà riconoscere semafori e strisce pedonali in foto di pessima qualità saremo al sicuro, o quasi. Il confronto dell’essere umano con l’Intelligenza artificiale è ormai pane quotidiano.

«Seleziona le immagini contenenti semafori» «Fatto», «Seleziona le immagini contenenti strisce pedonali», «Fai una giravol… ah no, ce l’ho fatta!», «La pagina che stai cercando non è al momento disponibile», «Aaaah!».

No, quel reCAPTCHA non è lì per soddisfare il sadismo del programmatore del sito web, ma per proteggere i tuoi dati sensibili da attacchi automatici gestiti da altri computer[1]. Il CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart), così come tutti i suoi derivati, è un test di Turing inverso, criterio che permette a una macchina di determinare se sta interagendo con un umano o con un’altra macchina.

Come dici? Ti stai chiedendo a chi sia venuta un’idea così perversa? Ok, facciamo un passo indietro: già nel 1950, Alan Turing[2] aveva ipotizzato che, con l’avvento di nuove tecnologie e di computer sempre più potenti, le macchine avrebbero potuto confrontarsi con l’essere umano senza che quest’ultimo potesse distinguerle dai propri simili; aveva, a tal proposito, introdotto la propria versione dell’allora popolare imitation game[3], che qualche anno dopo avrebbe preso il nome di test di Turing. La versione originale del gioco prevede che due giocatori di sesso diverso, che chiameremo Giocatore Uno e Giocatore Due, siedano in due stanze separate, e che un Giocatore Tre provi a indovinare il sesso dei primi due in base a come rispondono, battendo a macchina, alle sue domande. A Giocatore Uno spetta il compito di ingannare Giocatore Tre fingendosi del sesso di Giocatore Due, mentre quest’ultimo agisce spontaneamente. Nella versione del matematico, informatico, filosofo e biologo inglese, a un umano veniva invece chiesto di chattare per cinque minuti con altri giocatori nascosti, tutti umani eccetto uno. Se il concorrente avesse classificato più del 30% delle risposte della macchina come provenienti da un essere umano, la macchina sarebbe potuta essere considerata intelligente.

Solo negli anni Novanta ci siamo resi conto di aver bisogno che anche le macchine siano in grado di riconoscerci come esseri umani, e nel 1997 è comparso il primo CAPTCHA versione 1.0. Da quel momento in avanti, i computer hanno imparato a risolvere test di Turing inversi sempre più complessi, e noi abbiamo perso diverse ore della nostra vita a cercare di indovinare quali fossero i caratteri da inserire per farli corrispondere alle figure informi che comparivano sullo schermo, o ad analizzare foto alla ricerca di animali esotici.

Oggi il quesito è duplice: da un lato si cercano soluzioni alternative nei campi in cui siamo ancora più bravi delle macchine, che siano al contempo rapide ed efficaci, dall’altro ci si chiede per quanto ancora ciò sarà sufficiente, e cosa davvero ci rende unici rispetto all’Intelligenza Artificiale. Ma soprattutto: esiste una risposta definitiva a quest’ultima domanda, o un giorno il mondo ospiterà davvero la Los Angeles descritta in uno dei più famosi capolavori firmati Sir Ridley Scott, Blade Runner?

In un mondo dove Google DeepMind si dà alla biologia molecolare con risultati sorprendenti[4] e AIVA (Artificial Intelligence Virtual Artist) compone nuova musica per videogiochi[5], il confronto diventa sempre più intrigante. Ma diciamocelo, se la situazione dovesse sfuggirci di mano probabilmente le strisce pedonali sarebbero l’ultima nostra preoccupazione – anche se, almeno, potremmo usare il tempo risparmiato per mangiare pizza a bordo di un’auto pilotata da un’AI.

Fonti:
1. https://www.google.com/recaptcha/about/ 
2. Alan M. Turing, Computing machinery and intelligence, in Mind, 59, pp. 433-460, 1950
3. https://www.thinkautomation.com/bots-and-ai/the-history-of-the-turing-test/ 
4. https://deepmind.com/blog/article/alphafold-a-solution-to-a-50-year-old-grand-challenge-in-biology 
5. https://cordis.europa.eu/article/id/421438-ai-composers-create-music-for-video-games 

Fonti immagini:
https://9gag.com/gag/aMxj0g1  (Meme muffin)
https://physicsworld.com/a/quantum-approach-reveals-faster-protein-folding/  (Protein complex)


Alfredo Petrella

Matematico per caso, aspirante tuttologo per scelta. Da piccolo adoravo smontare cose, gli arrosticini e il Gioco dei Perché; oggi a Padova mi occupo di Intelligenza Artificiale, con la speranza di riuscire a migliorare, un giorno, la qualità delle barzellette raccontate dagli assistenti vocali.

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