#Palinvisita MuSaBa attraverso il racconto della sua attuale direttrice Hiske Maas.
Il MUSABA, Parco Museo Santa Barbara oggi MuSaBa Fondazione Spatari/Maas, si caratterizza per un’atmosfera onirica e slegata da riferimenti temporali, sospeso in quello che è uno dei territori più aspri e selvaggi d’Italia: la Calabria.
Questo luogo magico nasce dal genio dei suoi due artisti ideatori Hiske Maas e Nik Spatari. Innamorati e folli, da Milano nel 1969 decidono di trasferirsi in Calabria per rendere reale il loro sogno: la creazione di un parco-museo e laboratorio di arte contemporanea, nel luogo in cui un tempo svettava fiero l’antico monastero di Santa Barbara nel comune di Mammola, nella Locride.
Krizia Di Edoardo ha fatto una piccola chiacchierata telefonica con Hiske Maas, attuale direttrice del sito in seguito alla morte del compagno, avvenuta nell’agosto 2020.

Come era il territorio del MuSaBa nel momento in cui siete giunti in Calabria?
Io ho conosciuto Nik a Parigi, in seguito abbiamo vissuto per un po’ a Milano ma a me iniziava a mancare l’aria, il verde, la luce, il colore. Nik era originario di Mammola, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria. Avevo già conosciuto la sua terra, perciò una sera gli ho proposto di trasferirci lì. Lui mi portò a Santa Barbara: non c’era nulla. Un rudere crollato, un promontorio, due fiumare, un panorama incredibile. Non c’erano strade, né luce né acqua. In quel luogo decidemmo di stabilirci e dare avvio al nostro progetto. Ci siamo buttati in questa impresa ad occhi chiusi, tutti ci prendevano per folli. Non è stata una cosa facile, si è lavorato con le proprie mani, i fondi pubblici non arrivavano, avevamo vari problemi con gli abitanti del posto: eravamo degli estranei. Ma siamo andati avanti, io “facevo le guerre” e Nik era quello buono, sempre con il sorriso. Quindi ci siamo battuti per difendere il nostro progetto.
L’artista Nik Spatari ha lavorato a lungo per rendere il luogo un vero e proprio unicum artistico, un parco che si fonde con il terreno circostante, che comunica con la natura senza opprimerla.
Il genio di Nik ha saputo realizzare tutto con il materiale povero che aveva e con le sue idee, ne aveva tante. Ha lavorato molto con la pietra, dentro e per la fantastica natura calabrese, unica poiché non è stata colpita dal turismo di massa e questa è stata la sua salvezza. Oggi sarebbe importante diffondere questo concetto: la Calabria è natura.
Il MuSaBa è un dialogo artistico con la natura e con la terra, una visione personale dell’arte capace di tradursi in realtà. Un progetto visionario in continuo divenire, una scommessa vinta in un territorio che per la coppia di artisti è diventato punto di partenza.
Una zona che però, al contrario, negli anni ha visto senza dubbio più migrazioni che arrivi.
Io in Calabria ho visto andar via tutti dagli anni ‘60, come se molti avessero mollato tutto, abbandonandolo. Si è perso qualcosa sicuramente. Adesso si potrebbe ricominciare in qualche modo: bisognerebbe smettere di additare gli altri senza però muoversi mai. Bisognerebbe avere più coraggio. Tuttavia, la cosa che mi rincuora è che negli ultimi anni molti giovani sembrano aver iniziato a preferire la natura al caos della città, ho notato un aumento dei giovani visitatori.
La regione e lo Stato aiutano da un punto di vista finanziario?
No, ma figurati, non abbiamo mai visto nulla. Agli inizi degli anni ‘60 grazie a collaborazioni con le scuole che venivano a visitare siamo riusciti ad andare avanti. Diciamocelo, oggi molti non hanno più voglia di fare un tubo. Noi abbiamo fatto tutti da soli, senza nessun finanziamento e con il materiale che ci trovavamo sotto i piedi.
Come è stato il rapporto con gli abitanti del luogo?
Il comune è stato sempre rompiscatole, io ho sempre superato qualsiasi ostacolo con la mia voglia di fare. Se aspetti sempre gli altri non viene fuori niente.
Come vede il futuro del MuSaBa?
Chi lo sa! Sto cercando ma non c’è una soluzione vera e propria e non è facile, non funzionano molte cose in Italia. Adesso siamo entrati nelle rete dei musei nazionali, ma di fatto questo non cambia nulla, sono tutte belle parole ma pochi fatti nel concreto.

La Calabria viene presentata troppo spesso come una terra sottovalutata, degradata, non valorizzata e lasciata a sé stessa. Nik e Hiske in questo sono andati controcorrente; un ritorno per lui, un nuovo inizio per lei. Due giovani che hanno avuto il coraggio di scommettere e mettere tutte le loro forze in un’idea.
Questo è il racconto di un’idea che ha visto la sua realizzazione concreta grazie alla determinazione dei due ideatori che non hanno mai smesso di credere nel proprio progetto, dando vita a un luogo che possa essere d’ispirazione per le generazioni future.