La questione principale è sapere se si sta vivendo in un mondo statico o in un mondo di trasformazioni. Si può vedere il mondo come una raccolta di singoli eventi o si possono capire questi eventi come parti di un processo di trasformazione.
Conosciuto dal pubblico italiano soprattutto per il suo enorme murale sul Lungo Tevere e per l’installazione sulla storia dell’Africa Sweetly play the Dance all’Arenile di Amalfi l’anno scorso, William Kentridge è un artista sudafricano figlio di avvocati. La professione dei genitori nel contesto della lotta all’Apartheid giocherà un ruolo importante nell’influenza e nella produzione dell’artista nei suoi oltre quarant’anni di carriera.

Dopo gli studi in scienze politiche, l’interesse di Kentridge slitta verso le arti figurative, consentendogli un approccio artistico tanto istintivo quanto intrinsecamente elaborato visto il ricorrente tema storico-politico che decide di trattare. I suoi lavori a carboncino diventano sempre più frequentemente dei corti animati di disegni cancellati e ridisegnati sullo stesso foglio, rappresentando un flusso di immagini in movimento e componendo singolarmente sequenze di fotogrammi. Lo stesso pretesto narrativo viene poi adattato sulle pagine di libri, giornali o quaderni, in cui il testo e il disegno, unendosi, si evolvono in un altro tipo di racconto in movimento.

La sua provenienza e il suo interesse verso la storia sudafricana porteranno Kentridge ad interessarsi a opere incentrate sul colonialismo e su specifici eventi di spessore nella lotta all’Apartheid, come il massacro di Sharpeville che portò all’uccisione di settanta manifestanti da parte della polizia sudafricana, attribuendogli l’etichetta di artista politico che rifiuta però con convinzione. A tal proposito, in un’intervista di Klat Magazine del 2014 la sua risposta è stata:
Rispondo alle questioni politiche che riguardano la società. Sono sicuro che sia naturale per un figlio di avvocati essere influenzato dalla loro attività. Ma c’è anche una reazione a tutto questo. Il mio lavoro offre un’apertura che è impossibile nel mondo giuridico. È una reazione alla legge.
Il lavoro di Kentridge mette al centro la complessità che si cela dietro la percezione della storia, cercando spesso una sequenzialità in ogni opera realizzata, lasciando spazio alla sua metamorfosi nel tempo grazie a un’interpretazione che va dall’ironia alla morale, come nel caso di Trionfi e Lamenti, il murale tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini che tratta la storia di Roma dalla lupa alla Renault 4 di Via Caetani, opera effimera realizzata in negativo togliendo le muffe e la sporcizia dalla pietra del Lungotevere, che con gli anni svanirà completamente, lasciando spazio alla storia ancora da scrivere.

Fonti:
Anna Spena, Kentridge e la sua festa popolare sul lungotevere, «Vita», 20/04/2016
William Kentridge Interview: How We Make Sense of the Worl
Sara Dolfi Agostini, William Kentridge. L’ambiguità della storia, «Klat magazine», 2/11/2014
Il bianco e il nero, Rai Cultura
WILLIAM KENTRIDGE | DAY FOR NIGHT