Palin parla con Franco Dubini, filmmaker e regista italiano, capace di avvicinare persone da tutto il mondo.
La creatività è la nuova valuta
Sembra quasi strano sentir dire una cosa simile oggi ma così la pensa Franco Dubini, giovane filmmaker e regista italiano con una community sparsa in tutto il mondo. Con un tono irriverente e spassoso, Franco riesce a trattare nei suoi video il caos e le storie del mondo contemporaneo attraverso uno storytelling visivo e creativo in grado di avvicinare molti.
Stefano Laddomada lo ha intervistato a Lisbona, dove vive in questo periodo.
Ciao Franco, come stai? Dove ti trovi e su cosa stai lavorando in questo momento?
Ciao Stefano, grazie di avermi invitato a partecipare a quest’intervista. Adesso sono a Lisbona, reduce da un anno in Messico in cui ho trascorso il periodo di pandemia e di un paio di mesi a Istanbul in cui mi sono occupato di raccontare storie di artisti e la cultura del posto. In sostanza sto facendo networking, allargando il mio bacino di utenti grazie ai miei video.
Quali sono i tuoi futuri progetti e a cosa vorresti dedicarti con maggior interesse?
Ho scelto di venire a vivere a Lisbona perché è un centro culturale europeo molto importante e ha il vantaggio di essere una città relativamente poco costosa per essere una capitale europea. La mia idea è quella di creare un team di produzione multimediale internazionale con un particolare interesse nel raccontare le storie di artisti. Vorrei anche approfondire il discorso della crypto arte e degli NFT, di cui sto attualmente seguendo una serie di seminari on-line con altri 70 creators.
Come riesci a destreggiarti in mezzo al caotico mondo nel quale viviamo conciliando l’intimità delle storie che racconti e i temi caldi che ossessionano l’essere umano del XXI secolo?
Le cose sono assolutamente interconnesse, credo che tutto parta sempre dalle storie delle persone. Rendere un racconto in cui è possibile identificarsi è essenziale perché lo spettatore si relazioni con la storia che gli viene proposta. Io personalmente preferisco raccontare sempre quello per cui nutro un sano interesse, senza ad esempio seguire gli argomenti di tendenza.
Quanto incidono il tuo processo creativo e la tua esperienza nei tuoi racconti? Ti definiresti più uno storyteller o un filmmaker?
Visivamente, come filmmaker, trovo ispirazione nel linguaggio cinematografico attraverso la mia videocamera. Ho iniziato focalizzandomi soprattutto sull’aspetto estetico delle mie immagini e sull’editing. Negli anni ho poi imparato che per creare un contenuto funzionale la storia è ciò che giace alla base, partendo dal concetto e scrivendo e riscrivendo il copione di un video se necessario. Non c’è filmmaking senza una storia e deve esserci una sinergia tra questi due aspetti. A volte mi capita di trattare progetti più creativi e pratici, altre invece di stare due ore su un copione.
Recentemente hai iniziato a fare video anche in italiano.
Come mai questa scelta di tornare alla tua lingua madre? Credi che continuerai con questo ‘esperimento’?
Assolutamente! Ho sempre raccontato i miei video in inglese perché la mia adolescenza a Varese non mi piaceva, ero annoiato dall’Italia e la trovavo noiosa sotto ogni punto di vista. Dopo la scuola mi sono trasferito a Berlino, ho imparato il tedesco e migliorato l’inglese, ho iniziato a viaggiare e sono stato travolto da culture nuove e internazionali. Il fatto di fare i video in inglese mi permette di avere un seguito maggiore nel mondo, ma ho realizzato anche che il mio vagabondare senza rivendicare un luogo d’origine non mi rendeva identificabile. Ho quindi deciso di iniziare a filmare video in italiano con i sottotitoli in inglese. A Istanbul ho fatto una serie di video al giorno chiamata appunto “Italiano a Istanbul” e sto notando che anche agli stranieri piace questo ritorno alla mia lingua madre, oltre a farmi conoscere di più dal pubblico italiano.
Credi che la costante evoluzione dei social network sia un vantaggio o uno svantaggio in quello che fai?
Da un certo punto di vista è una cosa che mi sprona. Se sei una persona insicura potrebbe essere demoralizzante doversi sempre tenere aggiornati su nuovi trend, piattaforme e algoritmi. Io la vedo con filosofia e provo a concentrarmi in quello che mi piace di più senza snaturarmi, sono convinto che se sei autentico con le persone troverai sempre il modo di avere un seguito. La creatività è la nuova valuta.