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#Palinvisita la Beautiful Gallery – una galleria d’arte contemporanea a Bologna.

Martina Trocano ci porta alla scoperta di questo spazio pop al punto giusto attraverso proprio le parole delle ragazze e dei ragazzi del collettivo della Beautiful Gallery, in via Galliera 18.
Nasce nel 2020 a Bologna, e si tratta di uno spazio fresco e innovativo, unico nel suo genere sul territorio italiano, che ospita mostre e progetti che hanno come tema principale il tema del gioco e il coinvolgimento dello spettatore. Un luogo per uscire dalle preoccupazioni quotidiane e ritrovare la gioia e il bambino che è dentro ognuno di noi.

La galleria è un’esperienza artistica interattiva, unica nel suo genere in Italia, che ha trasformato il visitatore ad essere il vero protagonista delle opere trasformando il social-distancing nel punto di forza. Da dove nasce l’idea della Beautiful Gallery?

Il concetto che sta alla base della Beautiful Gallery è semplice: abbiamo cercato di stravolgere il concetto unidirezionale della visita al museo, nel suo senso più tradizionale, con opere statiche e ‘solo’ da ammirare e fotografare in una esperienza mutevole, mettendo il visitatore al centro dell’opera, girando quindi la fotocamera del cellulare.

Palin Magazine affronta il tema del Caos, dal latino chaos, e dal greco χάος; la parola contiene la stessa base χα – dei verbi χαίνω, χάσκω «essere aperto, spalancato». La Beautiful Gallery si definisce uno spazio aperto e inclusivo e in cui persino i bagni – come si legge sul vostro sito – «tutti rigorosamente gender-free». Da dove deriva questa scelta? Non è infatti usuale trovare un bagno gender free, soprattutto nei musei. Potreste spiegare ai nostri lettori in che senso e come mai in veste di galleria d’arte avete deciso di dare importanza a questo aspetto?

L’approccio della Beautiful Gallery in ogni suo aspetto è l’accoglienza, il farti sentire a casa, una casa che non ti giudica, dove sei benvoluto e libero di fare quello che ti senti, nel rispetto dei diritti di tutti.
I bagni gender-free ne sono certamente un’emanazione, ma banalmente anche il gesto di vivere l’esperienza senza scarpe ne è un’altra, così come l’esortazione ad interagire con la mostra liberamente senza il timore del giudizio degli altri.
Venendo alla tua seconda domanda, qualsiasi sia la dimensione della propria cassa di risonanza, troviamo sia giusto sfruttarla per trasmettere un messaggio di libertà, inclusività e rispetto, tanto’è che il titolo della prima mostra era proprio Admission to be yourself!

Beautiful Gallery è alla sua seconda mostra, intitolata Don’t Call Me Baby. Potreste parlarci di più dell’esposizione?

La mostra e di conseguenza il titolo gioca sulla duplice valenza della parola baby.
Baby come ragazza, quindi con un chiaro messaggio di parità tra i sessi. Una donna che rimane tale ma non deve più stare ‘un passo indietro’.
Ma anche Baby come bambino, esortando tutti a non nascondere e anzi a coltivare l’anima giocosa dei ragazzi.
Una particolare attenzione viene data alle fotografie e alla condivisione. Non pensate che in qualche modo rimanga una esperienza legata al mero divertissment che si fa carico solamente della condivisione social e sempre meno a quella reale e portatrice di significati? Quello che abbiamo cercato di fare è stato creare un mondo, un po’ surreale, ma totalmente analogico puntando sull’interattività e sul “fare” meglio se “fare insieme”, la foto, la condivisione e il mondo social sono una mera conseguenza dell’aver vissuto un’esperienza unica.

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