Gastone Novelli, artista dell’arte informale, parte dal linguaggio comunemente usato per arrivare ad una nuova comunicazione, di cui inventa schemi che poi sgretola e cancella.
Gastone Novelli (1925, Vienna – 1968, Milano), esponente dell’arte informale, dialoga con la sua pittura attraverso un alfabeto di cui è lui a dettare, cancellare o cambiare in corso d’opera le regole. Novelli incasella il linguaggio in scacchiere che gli donano una nuova identità, lasciando che esso si dissolva, come nel dipinto Poetry reading tour (1961) (in copertina), un percorso che finisce nella trasparenza del vuoto. Egli indirizza lo spettatore verso l’origine della parola, seguendo quasi un rito che riconduce alla nascita delle vocali, dove il suono diventa forma e colore. Lunghe file di ‘A’ si trasformano in mappe ancestrali e lanciano messaggi silenziosi alle emozioni. Novelli, come egli stesso afferma, cerca un «equilibrio fra costruire per deduzione ed agire per intuizione, fra il ragionamento logico e la sensazione emotiva, fra l’indagine attuale e consapevole ed il ricordo dell’origine».
L’artista, con le sue legende, in una creazione che oscilla tra ordine e caos, comunica attraverso gli errori e le cancellazioni, con cui torna sui propri passi e fa camminare a ritroso anche coloro che vi si imbattono.
Come chiave di lettura lascia visibili le cancellature, i ripensamenti, perché il suo schema è mutevole e il suo alfabeto in continua metamorfosi.
I quadri di Gastone Novelli non vanno solo osservati, ma letti; ci si deve fermare e prendersi il tempo affinché le informazioni non scritte e non dipinte prendano forma nell’interiorità:
In pittura il nostro atto prende una forma nuova nella quale l’oggetto nasce quasi da solo, risultato della supremazia dell’inconscio sulla ragione, espressione della memoria atavica e ricerca della memoria del futuro nella coscienza della irrealtà del tempo, ed, infine, riconoscimento di un ordine di fatti, di una realtà delle cose al di fuori della ragione. Da ciò trae origine uno svolgersi di temi, di immagini, di segni (o simboli) che può sembrare ossessivo, irrazionale od inutilmente accidentale ed è invece il segno di una nuova fantasia, della viva libertà del nostro campo di ricerca.
Per il pittore, il segno si crea non solo attraverso le forme, ma anche attraverso le lettere, ed è proprio grazie a questo accostamento che nasce il bisogno di inventare un vocabolario che, però, non è mai esplicito e non può essere decifrato fino in fondo. Come la scienza cerca di organizzare la realtà, sezionandola, così Novelli dipinge e disfa il suo universo, seguendo il medesimo processo.
E l’informazione che veicola dove va a finire? Questo è il punto di una ricerca entropica che fa di Gastone Novelli un pioniere dell’Informale. Gillo Dorfles definisce entropia negativa l’informazione nascosta da Novelli:
una condizione di ordine organizzato che tende sempre ad essere raggiunto nell’opera d’arte.
Ma cosa accade in un mondo consumato dai messaggi, dove le nozioni crescono a dismisura e a velocità implacabili? A rispondere a questa domanda sull’estetica dell’informazione, in particolare riguardo ai problemi del rapido consumo degli oggetti industriali, è proprio Dorfles:
L’informazione […] sarà tanto maggiore, quanto maggiore sarà l’imprevedibilità del contenuto di tale messaggio. […] Non appena, invece, si sarà consumata la sua ‘qualità’ comunicativa, verrà a scadere anche il suo valore economico
Più si entra nelle opere di Novelli, più ci si perde nelle infinite possibilità di lettura o, per meglio dire, nelle possibili infinite interpretazioni che si aprono alla vista, come le costellazioni nel cielo. Per usare le parole di Umberto Eco riguardo all’opera aperta:
Un concetto che ci aiuta a capire bene questo atteggiamento formale è quello di ‘costellazione’. Una costellazione, nel senso meno metaforico del termine, non è un oggetto dotato di una connessione fisica, è una relazione che l’intelligenza interpretante istituisce tra una serie di elementi isolati. […] Una costellazione è dunque una proposta continuamente aperta di forme possibili.

Novelli contiene il mondo, lo delimita nei colori e allo stesso tempo lo abbandona, ne rigetta i frammenti che sforano dai contorni. Le sue opere sembrano, nell’insieme, l’autoritratto della sua vita, di un uomo che ha lottato come partigiano, che è stato arrestato e incarcerato a Regina Coeli. Come in una delle ‘caselle’ che recludono le sue lettere, l’artista ha ‘inciso’ le tracce della propria resistenza su quelle mura. Solo dopo la Liberazione, che a livello spirituale è avvenuta nel suo viaggio in Brasile, quando cominciò a esprimersi sulle tele, e soprattutto con la scoperta della genialità pittorica di Paul Klee, Novelli rinacque veramente.
L’artista lascia una indelebile traccia del suo viaggio attraverso ‘celle’ di frasi, lettere e segni, che prima o poi vengono risucchiate dal caos, sgretolano le mura dell’isolamento e sbiadiscono in una nuova armonia tinta del bianco universale.
Fonti:
Dorfles G., Max Bense e l’estetica dell’informazione, in «Rivista di estetica», fasc. II, 1958.
G. Dorfles, Problemi formativi del presente, in «Marcatrè», n. 2, 1964.
Eco U., Necessità e possibilità nelle strutture musicali, in «Rivista di Estetica», fasc. IV, 1959.
Novelli G., La macchina totem, in «Esperienza Moderna», n. 1, 1957.
Rinaldi M., Strappare il mondo al caso. Comunicazione estetica e neoavanguardia in Italia (1956-1964), Bagatto Libri, 2008.