Cosa lega Joker e la filosofa Catherine Malabou? Il Caos, l’accidente, quell’evento improvviso che scardina ogni abitudine e porta il fiume fuori dal suo corso: proprio nella sua forte e paradossale coerenza è nascosta tutta la sua potenza esplosiva.
[…] Se introduci un po’ di anarchia… se stravolgi l’ordine prestabilito… tutto diventa improvvisamente caos. Sono un agente del caos. E sai qual è il bello del caos? È equo.
Ne Il cavaliere oscuro, il secondo episodio della trilogia di Christopher Nolan su Batman, Joker, l’antagonista del film, pronuncia questa celebre frase sul caos.
Cosa vuole dire Joker? Perché il caos è equo?
L’individuo, nella maggior parte dei casi, vive in modo lineare la sua vita: durante essa può incontrare degli imprevisti, affrontare dei momenti critici, ma dopo che li ha superati tutto ritorna come prima.
Proprio come un fiume, il quale segue sempre il suo corso, nonostante i salti e le deviazioni. Questo modo di vedere l’esistenza coincide con la filosofia di Peter Sloterdijk, in cui l’individuo supera sempre le difficoltà, riuscendo a bastare a se stesso, poiché il soggetto, essendo imperfetto, è il prodotto di un’antropotecnica, cioè una pluralità di tecniche che servono ad addestrarlo. Per comprendere meglio questo aspetto, bisogna pensare il Mondo come una sorta di palestra in cui l’individuo si esercita proprio come fa un atleta, per adattarsi e migliorarsi.
Però è anche vero che la vita nasconde una moltitudine di varianti e un po’ di anarchia potrebbe stravolgere completamente ciò a cui l’individuo è abituato, basta un’inezia, un piccolo accidente che può far precipitare tutto e aprire le porte al caos.

Catherine Malabou coglie questo aspetto nel suo testo l’Ontologia dell’Accidente, in cui tratta il tema della plasticità distruttiva o esplosiva, cioè Plasticauge (deflagrazione di una bomba), «che non nasce dall’equilibrio stabile tra il dare e il ricevere forma, ma che agisce come un ‘atto di terrorismo’, un evento improvviso senza senso che sconvolge la nostra vita disorganizzandola»[1], anche definita come accidentalità. L’individuo incontra non poche difficoltà ad accettare l’accidente perché costituisce un evento inatteso, ma, scrive la pensatrice francese, è «virtualmente presente […] in ognuno di noi, suscettibile di manifestarsi, di prendere corpo o di attualizzarsi in qualunque momento». Tuttavia rimane un esempio di plasticità, perché nel rivoluzionare l’identità del soggetto fornisce nuova forma al reale.
Il caos come l’accidente non può essere previsto, ma perché è equo?
Attualizzando la frase di Joker, si vede come il senso è celato nella sua coerenza. A dispetto degli imprevisti, infatti, si cerca spesso di rendere la vita di tutti i giorni monotona, e si tenta di razionalizzarla il più possibile, programmando gli impegni e fissando degli obiettivi che si cerca di mantenere, e che si è sempre pronti a modificare, rimpicciolire o ingrandire a seconda delle esigenze e delle possibilità. Tuttavia, seguire la coerenza e l’equità è pressoché impossibile, al contrario del Caos, il quale si riconosce sempre nella sua essenza. Ogni piano fatto può essere stravolto, non importa se si tratti di un’epidemia di Covid-19 o dell’assalto a Capitol Hill, di un attentato terroristico o un trauma personale; tutto ciò rende il caos equo, poiché farà sempre ciò che ci si aspetta, stravolgendo l’esistenza di chi lo subisce.
Sia Malabou che Joker concordano in questo, l’equità del Caos sta nella sua imprevedibilità.
Anche la psicoanalisi di Freud è d’accordo con questo punto di vista: l’Es, la parte inconscia, il caos, il luogo in cui giacciono le pulsioni di vita e di morte, gli istinti sessuali repressi e i desideri nascosti, non scende a compromessi, non prova a mediare con le altre parti della psiche, al contrario dell’Io che tenta costantemente a ‘scendere a patti’ con l’Es e il Super-Io. Questa posizione intermedia assunta dall’Io lo porta a mutare in corso d’opera e a cambiare i propri comportamenti per riuscire a trovare la giusta sintesi: da un lato diviene oggetto libidico dell’Es e dall’altro deve fare i conti con il senso morale derivante dal Super-Io.
L’abitudine porta a programmare ogni cosa, riducendo in questo modo l’imprevedibilità, e quando succede qualcosa di inaspettato riuscire a ri-abituarsi può diventare estremamente difficile. La parola francese plasticauge viene tradotta in italiano come ‘deflagrazione di una bomba’, è un’azione che rompe gli schemi dell’ordinarietà, che innesca una serie di reazioni incontrollabili, la forma esplode, cambia, tutto perde improvvisamente senso e apre le porte al Caos, poiché ogni trasformazione porta a una novità, a un nuovo inizio. L’esplosione della forma produce l’anarchia di cui Joker parla, ma la coerenza dell’accidente sta proprio nella sua imprevedibilità.